Viaggi

Alla conquista dell’East Coast americana parte seconda

Scritto da Mauro Adriano il 18 Novembre 2019

Seconda tappa – Pittsburgh: grandi progetti per il futuro

Pittsburgh è un’altra di quelle città in cui veniamo sempre accolti calorosamente. Tanti gli amici conosciuti negli anni nel settore ristorazione, che nuovamente si sono presi cura di me permettendomi di trascorrere qualche giorno all’insegna di ottimo cibo, piacevoli compagnie, ma anche nuovi contatti importanti.

Siamo stati infatti incisivi con la presentazione dei nostri prodotti nei ristoranti più significativi della città: ecco finalmente le etichette Alessandro Rivetto sul menù del “Jacksons”, conviviale ristorante di cucina americana con prodotti locali e freschi di raccolta, da “Cioppino”, il Luxury Cigar Bar con annesso ristorante “brasserie” e seafood, e dal nostro nuovo partner in crimeThe President Pub”.

Qui Mark, il proprietario, ci ha accolti con entusiasmo chiedendoci di organizzare un wine dinner con i nostri vini per il prossimo anno!

Terza tappa – Lancaster: le origini della gastronomia nella cultura amish

Prima di raggiungere la capitale della Pennsylvania mi sono fermato qualche giorno a Lancaster, piccola provincia amish a sud-est di Harrisburg. Che dire, un posto dal fascino indubitabile, con proposte gastronomiche da fare invidia alle metropoli americane, abbinate allo stile di vita retrò che ti trasporta in un attimo in un’epoca diversa.

Qui cito due tappe significative, due ristoranti in cui ho lasciato il segno, ma che lo hanno a loro volta lasciato in me: il “Blackworth“, dove la cucina viene riportata alla sua origine primitiva con la centralità del fuoco, e l’”Osteria Avanti”, nuda e cruda italianità con una lista dei vini sei volte premiata da Wine Spectator, che con le sue 450 e più etichette italiane non poteva perdersi i nostri migliori cru.

Quarta tappa – Harrisburg: la sorella americana della provincia di Cuneo?

Mi viene automatico il paragone tra questa capitale americana e la nostra provincia: grandi aziende e un’industrializzazione evidente abbinate alla realtà agricola che mantiene la sua centralità nonostante tutto. Come da noi, questa simbiosi si riflette sulla gastronomia locale che è strettamente legata alla tradizione.

Questo è evidente da “Gabriella“, il ristorante italiano che accoglie i nostri vini, che mi conquista con il suo slogan: “un ambiente in cui gli ospiti vengono trattati come famiglia, e in cui il cibo li convince a tornare”.

Ultima tappa – Philadelphia: in treno direzione fusion italo-americana

Mi chiedo perché tutti ce l’abbiano con il servizio ferroviario americano. Se ne sentono di ogni, prezzi, lentezza, poca efficienza. La mia esperienza ha smentito tutto: partito da Harrisburg, in poco tempo e nella massima comodità mi son trovato alla stazione di Philadelphia, ultima tappa del mio viaggio americano.

Qui la mia gola ha nuovamente gioito dei nuovi contatti. Mentre le nostre etichette incuriosivano e stupivano i locali, facendosi strada tra gli importatori e le wine list, ho avuto modo di conoscere l’interpretazione della cucina italiana di queste parti in tre grandi ristoranti.

Un ringraziamento quindi al “Creed’s Seafood & Steaks” di John Talbot in King of Prussia con le sue bistecche degne di nota, al “Savona”, nella sua antica costruzione del 1765 un tempo casa dell’ex senatore statunitense Aaron Burr, e al Ristorante “La Collina”, simbolo dell’Italian Dining nei dintorni di Philadelphia.

Con lo stomaco pieno e la soddisfazione alle stelle per la risposta ottenuta da questa East Coast piena di sorprese, me ne sono tornato a casa, a condividere le buone novelle con i miei compagni di avventure, i due Alessandri. Grazie America, a presto!